Il più grave incidente mai verificatosi in una centrale nucleare avvenne il 26 aprile del 1986 a Pryp"jat', a circa 20 chilometri da Chernobyl, in Ucraina. In quella occasione, le nubi radioattive raggiunsero anche l’Europa e circa 336 mila persone furono costrette ad evacuare.
Dovendo fuggire da una morte certa, gran parte della popolazione fu costretta a lasciare in quelle città contaminate i propri animali domestici.
Quindi, cosa ne è stato degli animali abbandonati a Chernobyl?
La condizione degli animali dopo il disastro
Dopo l’evacuazione, i soldati dell’esercito sovietico furono inviati ad uccidere tutti gli animali lasciati nelle città dagli abitanti. Essendo contaminati dai fumi radioattivi, erano potenzialmente pericolosi per gli abitanti, quindi andavano soppressi.
In ogni caso, gli esperti a quel tempo, spiegarono che l’area intorno a Chernobyl sarebbe stata invivibile per essere umani ed animali per secoli, quindi in teoria sarebbero morti tutti.
A più di trent’anni dalla catastrofe però, nella cosiddetta “zona di alienazione” vivono ancora cani, gatti, volpi, orsi, bisonti, lupi, linci, cavalli pesci e oltre 200 specie di uccelli.
Tutti gli animali, infatti, si sono adattati (secondo la selezione naturale di Darwin), per sopravvivere, diventando più resistenti alle radiazioni.
Nonostante la fauna sia ancora ben presente, per alcuni animali come cani e gatti la vita a Chernobyl non è facile: non hanno né cibo né acqua, devono vivere a temperature molto rigide e fuggire costantemente da linci e lupi che, affamati a loro volta, cacciano gli animali più deboli.
Adotta un cane di Chernobyl
Per tale ragione l’organizzazione americana Clean Futures Fund, si occupa dell’assistenza veterinaria dei cani che vivono in queste zone e si attiva per darli in adozione alle famiglie europee.
I piccoli pelosi, da anni, vengono ripuliti dalle polveri radioattive, accuratamente esaminati e curati in modo che non siano un pericolo per chi non è mai stato in contatto con le nubi tossiche, per essere poi dati in adozione.