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gatto con influenza aviaria

Il focolaio di influenza aviaria in Polonia fa sorgere diverse domande.

© JF4 / Shutterstock

Influenza aviaria: il focolaio identificato dall'OMS in Polonia. Primo caso in Italia

Di Grazia Fontana Country Manager

Pubblicato il

L'OMS conferma: c'è un focolaio di influenza aviaria in Polonia che si trasmette ai gatti. Ne abbiamo parlato con il nostro veterinario, Giuseppe Terlizzi.

 

Alla fine del mese di giugno vi avevamo parlato di una nuova malattia che si stava diffondendo in Polonia e che aveva provocato diverse morti di gatti domestici nelle ultime settimane.

L'Ordine dei veterinari polacco aveva inizialmente smentito qualsiasi rapporto con l'influenza aviaria, per poi confermarlo in seguito: adesso anche l'OMS lancia l'allarme.

Primo caso in Italia

Il giornale Il Giorno ha fatto sapere che nel bresciano un allevamento ha ritrovato anticorpi al virus H5N1, quello corrispettivo all'influenza aviaria, in 5 cani e un gatto. Ma allora, dobbiamo preoccuparci per una nuova pandemia? Dopo l'esperienza vissuta con il Covid, la domanda sorge spontanea. A rispondere ai nostri dubbi ci ha pensato Giuseppe Terlizzi, medico veterinario di Wamiz Italia:

«Dal punto di vista del mondo dei volatili l'emergenza sanitaria esiste e sono già all'opera tutti professionisti del settore sanitario per gestirla al meglio e farla rientrare a stretto giro di posta. Per quanto riguarda la diffusione del virus ai mammiferi (uomo, cane, gatti ecc...) la situazione è ancora in fase embrionale (e si spera resti tale!)».

Ovviamente la situazione riscontrata in diversi gatti in Polonia preoccupa anche i proprietari di animali italiani, ma il Dott. Terlizzi rassicura:

«Di certo l'aver rilevato anticorpi nel cane e nel gatto nel bresciano ci fa stare in allerta ma non bisogna dare spazio alla paura incondizionata e alla relativa diffusione di notizie sbagliate: la presenza degli anticorpi nei soggetti dimostra la potenziale predisposizione del virus di mutare, ma non la sensibilità alla completa esacerbazione clinica della malattia da parte di questi ospiti che, per il momento, non possono ancora essere definiti come sensibili. 
Per quanto riguarda la trasmissione all'uomo ci sono poche evidenze provenienti da zone del mondo con precarie condizioni igienico-sanitarie e, molto spesso, promiscuità con animali. Parliamo di soli 8 casi segnalati da dicembre 2021».

Influenza sotto analisi

La FAO, l'OMS e la WOAH hanno convocato esperti per esaminare la situazione, monitorare la natura in rapida evoluzione del virus e aggiornare le raccomandazioni per contenere la sua diffusione, oltre a lavorare con i Paesi nella preparazione e nella risposta, facilitando la collaborazione tra Paesi e settori. 

«Le tre Organizzazioni richiamano alla necessità di cooperazione globale e di attenzione per proteggere animali, persone ed economie. Quindi per il momento seguiamo la vicenda con il dovuto interesse ma senza particolare paura», conclude Terlizzi.

Restiamo in attesa di sviluppi futuri e, nel frattempo, continuiamo a rispettare le norme igieniche di base che ormai conosciamo fin troppo bene.

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