Il 5 agosto 2025, la BBC ha pubblicato un’inchiesta sconvolgente che denuncia l’esistenza di una rete internazionale di gruppi online dediti alla tortura di gatti, spesso cuccioli.
Video e immagini di animali seviziati vengono diffusi e in alcuni casi anche venduti, tramite app di messaggistica criptata. L’indagine è nata dopo che due adolescenti britannici sono stati condannati per aver torturato e ucciso due gattini in un parco di Ruislip, a ovest di Londra.
I numeri dell’orrore
Secondo quanto documentato dalla BBC e dall’associazione animalista Feline Guardians, tra maggio 2023 e maggio 2024 è stato caricato in rete un video di tortura su gatti ogni 14 ore. Sono stati individuati almeno 24 gruppi attivi, il più grande dei quali conta oltre 1.000 membri. I contenuti raccolti sono così violenti da non poter essere mostrati nemmeno dall’emittente britannica.
Alcuni utenti britannici avrebbero persino suggerito di adottare gattini da rifugi come l’RSPCA per poi seviziarli. In un caso, un membro avrebbe postato un annuncio scrivendo: “Voglio torturarli così male”.
La portavoce di Feline Guardians, Lara (nome di copertura), ha affermato: “Ogni giorno il mio cuore si spezza. È un dolore costante”. Ha operato sotto copertura nei gruppi e ha definito ciò che ha visto come un “abisso di malvagità”.
Bambini coinvolti, social complici
L’inchiesta rivela che anche bambini partecipano attivamente ai gruppi: un messaggio recitava “Ho 10 anni e mi piace torturare i gatti”. Le piattaforme criptate sono usate per scambiarsi video e ottenere l’accesso a gruppi più chiusi. I nuovi membri sono invitati a postare i propri video di torture per essere “accreditati”.
Il fenomeno è nato in Cina nel 2023 e da lì si è diffuso globalmente. Le autorità cinesi hanno punito lievemente l’autore dei primi video virali, contribuendo, secondo gli attivisti, alla proliferazione del fenomeno.
Ian Briggs, responsabile delle operazioni speciali della RSPCA, ha commentato: “Trattare così gli animali è inaccettabile in una società civile”. Anche la parlamentare Johanna Baxter ha lanciato l’allarme: “L’abuso sugli animali è spesso un passo verso crimini più gravi”.
Serve una risposta immediata
Gli attivisti chiedono un’azione globale coordinata. In particolare, denunciano l’assenza di leggi efficaci in Cina, che rende quel territorio un “porto franco” per i torturatori.
“Senza conseguenze legali”, afferma Lara, “questi individui continueranno a vivere e condividere le loro fantasie sadiche, coinvolgendo anche i più giovani”.