Per quindici anni, una serie di misteriosi avvelenamenti ha colpito la Repubblica di San Marino, lasciando dietro di sé una scia di dolore e indignazione.
A morire, decine di cani – animali domestici, da compagnia e perfino da soccorso – trovati senza vita dopo aver ingerito bocconi avvelenati disseminati in diversi punti del territorio. Solo ad aprile 2025, dopo anni di segnalazioni, indagini e mobilitazioni da parte dei cittadini e delle associazioni animaliste, le autorità hanno finalmente individuato un sospetto: Giorgio Cellarosi, un uomo di oltre ottant’anni, ora agli arresti domiciliari.


Un sospetto che divide la cittadinanza
Il nome del sospettato è emerso con forza nell’inchiesta avviata dalle autorità sammarinesi grazie a filmati e testimonianze che lo collocherebbero nei luoghi degli avvelenamenti.
La misura degli arresti domiciliari è stata disposta dopo che, per settimane, la popolazione aveva espresso crescente frustrazione per l’apparente impunità del sospetto, soprannominato ormai da tutti “il Killer dei cani”.
La risposta dello Stato non si è fatta attendere: inizialmente è stato disposto un piantone della Gendarmeria davanti all’abitazione del presunto colpevole, misura poi sostituita da altri sistemi di sorveglianza non meglio precisati . Anche se non dotato di braccialetto elettronico – non ancora disponibile nella Repubblica – l’uomo sarebbe tuttora sotto stretto controllo.
La reazione della comunità e il ruolo dell’APAS
A guidare la protesta pubblica e il pressing sulle autorità è stata soprattutto l’APAS (Associazione sammarinese protezione animali), che ha accolto con sollievo la notizia degli arresti domiciliari. In un comunicato pubblicato sui social, l’associazione ha definito il provvedimento:
Un primo passo importante verso il percorso di giustizia che attendiamo da anni.
La tensione in città è rimasta comunque alta, alimentata da episodi recenti come la morte di Mardock, un cane da soccorso, che ha riportato alla ribalta l’intera vicenda. Il governo sammarinese ha promesso la massima collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e tribunale.
Sia lo Stato che l’APAS hanno annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile al processo.
In attesa del processo
Il caso è ancora nella fase inquirente, ma segna una svolta nella storia giudiziaria della Repubblica. Il “Killer dei cani” rappresenta una ferita aperta per la cittadinanza, che ora chiede giustizia non solo per gli animali, ma anche per i proprietari, le famiglie e l’intera comunità, che per anni ha vissuto nella paura.
L’esito delle indagini e del futuro processo sarà determinante per restituire fiducia e sicurezza a un territorio che chiede solo di poter convivere in pace con i propri amici a quattro zampe.