A Porto Viro, piccolo comune del Rodigino in Veneto, la politica ha vissuto un momento degno di una commedia. Il nuovo sindaco Mario Mantovan ha infatti vinto le amministrative per appena sette voti di scarto, ma tre di questi – come rivelato dalle cronache – erano indirizzati non a lui, bensì al suo inseparabile cane, Thor.
La storia è iniziata lo scorso maggio 2025, quando Mantovan, sostenuto da una lista civica di centrosinistra, ha ottenuto 2.530 voti contro i 2.523 del suo rivale Stefano Permunian.
Fin qui tutto nella norma, se non fosse per tre schede recanti la sola parola “Thor”. La minoranza ha subito fatto ricorso, convinta che quei voti non dovessero contare. Ma il tribunale amministrativo, con una sentenza che farà scuola (e sorridere), ha dato ragione al neosindaco.
Il cane come simbolo di campagna elettorale
Secondo i giudici, l’indicazione del nome del cane non era un segno di riconoscimento o uno scherzo, ma un chiaro riferimento al candidato. Thor, infatti, era diventato una vera e propria mascotte della campagna: presente agli eventi pubblici, protagonista di molte foto e video sui social e persino nella copertina dell’account Facebook del sindaco. In pratica, una sorta di “co-candidato” a quattro zampe.
La sentenza spiega che:
L’animale domestico del candidato sindaco lo ha accompagnato nel corso della campagna elettorale, affiancandolo in varie iniziative pubbliche e risultando elemento identificativo del candidato stesso.
Mantovan: “Ora guardiamo avanti”
Dopo il verdetto, Mantovan ha ringraziato cittadini e squadra per la fiducia, invitando tutti a “guardare avanti con serenità”. La minoranza, per ora, non ha annunciato ulteriori ricorsi.
Thor, intanto, resta il simbolo inconsapevole di un’elezione fuori dal comune — e forse il primo cane in Italia ad aver contribuito, letteralmente, a far vincere un sindaco.