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cartello contro il divieto dei cani in chiesa

Gruppi animalisti insorgono dopo il divieto d'ingresso dei cani in chiesa. 

© centopercentoanimalisti / Instagram

Video. Verona, cartelli “Il cane non entra” in chiesa: scatta la protesta degli animalisti a San Nicolò

Di Anna Paola Bellini Redattrice | Traduttrice

Pubblicato il

Cartelli in italiano e inglese vietano i cani nella chiesa di San Nicolò all’Arena (Verona). Gli animalisti contestano: «Decisione sproporzionata».

A Verona scoppia il caso dei cani in chiesa. Sui portoni di San Nicolò all’Arena sono comparsi cartelli, in italiano e in inglese, che vietano l’ingresso ai quattro zampe. La decisione, attribuita al parroco Mons. Ezio Falavegna, ha acceso il dibattito in città e scatenato la protesta del movimento Centopercentoanimalisti, che chiede un ripensamento e soluzioni meno drastiche.

L’episodio è emerso tra il 20 e il 22 agosto 2025, quando gli attivisti hanno effettuato un sopralluogo e il tema è rimbalzato sui media locali e nazionali.

I cartelli e le ragioni del divieto

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, i cartelli affissi agli ingressi di San Nicolò all’Arena recitano in modo esplicito il divieto per i cani.

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La chiesa, meta di molti turisti, ha optato per l’avviso “nero su bianco”, anche in inglese, per ridurre comportamenti ritenuti irrispettosi durante le visite. Gli ecclesiastici avrebbero lamentato episodi di scarsa educazione da parte di alcuni proprietari, dalla mancata raccolta delle deiezioni alla gestione inadeguata degli animali dentro il luogo sacro.  

Un approfondimento nazionale ha elencato alcuni casi-limite citati in parrocchia: la pulizia del marmo del XVIII secolo dopo i “ricordini” lasciati, per esempio, da un Cocker spaniel,  cani sollevati “come Simba” per bere dall’acquasantiera; corse vicino all’altare come fosse un parco giochi. Sono episodi che, nelle intenzioni dei religiosi, avrebbero motivato il giro di vite.  

La protesta degli animalisti e il dialogo con la parrocchia

Il movimento Centopercentoanimalisti ha condannato la misura definendola in contrasto con “la filosofia della cristianità”, invocando l’esempio francescano di attenzione al creato. Nel tardo pomeriggio di martedì 20 agosto, alcuni militanti hanno effettuato un sopralluogo e parlato con il diacono Bruno, esponendo le loro perplessità. 

Da quel confronto sarebbe emerso che la criticità riguarda i comportamenti di pochi e che il religioso si sarebbe impegnato a riferire ai “superiori”. Il dialogo, riferiscono gli attivisti, è stato pacato e rispettoso.  

Gli animalisti contestano il carattere generalizzato del divieto e propongono, in alternativa, cartelli di buone pratiche per l’accesso con il cane e un richiamo alla responsabilità dei proprietari

Per sottolineare la loro posizione, hanno esposto sul pavimento all’ingresso (non sui muri) uno striscione: “I cani sono angeli, San Francesco docet”. La richiesta è che la diocesi riconsideri la linea, evitando un’esclusione totale degli animali. 

Un dibattito che divide (e chiama in causa il buon senso)

Il caso veronese ha riacceso una discussione ricorrente: come conciliare l’accoglienza – anche verso gli animali da compagnia – con il rispetto dei luoghi di culto? Da un lato c’è l’esigenza di preservare il silenzio e il decoro liturgico, dall’altro la realtà di famiglie e turisti che si muovono con il cane al seguito.

Non mancano, inoltre, richiami simbolici: la stampa ha ricordato passaggi di cronaca che mostrano quanto il tema degli animali in ambito religioso susciti sensibilità opposte persino ai massimi livelli della Chiesa.  

In attesa di sviluppi, il confronto a Verona può diventare un banco di prova per soluzioni intermedie: accessi regolati durante gli orari di visita, percorsi dedicati, obbligo di guinzaglio corto e rispetto rigoroso dell’igiene, con la possibilità di allontanare chi non rispetta le regole. Un approccio di buonsenso potrebbe evitare sia l’anarchia sia il divieto totale, salvaguardando il valore del luogo sacro e il legame, sempre più stretto, tra le persone e i loro animali.

Le prossime mosse

Dopo l’interlocuzione del 20 agosto, dal fronte animalista si attende un segnale dalla parrocchia o dalla diocesi. Gli attivisti sperano in una “marcia indietro” sul divieto e in una comunicazione aggiornata che distingua tra chi si comporta correttamente e chi no. Intanto i cartelli restano al loro posto e la discussione – tra cittadinanza, turisti e fedeli – continua.

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