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cane blu

Cani blu a Chernobyl.

© people/Instagram

I cani di Chernobyl: la caratteristica misteriosa che sta lasciando gli scienziati senza parole

Di Anna Paola Bellini Redattrice | Traduttrice

Pubblicato il

Nella Zona Rossa di Chernobyl alcuni cani sono apparsi con un insolito mantello blu. Una scoperta che intriga scienziati e curiosi. La storia e le ipotesi.

Da una delle aree più contaminate e misteriose del pianeta arriva una nuova storia destinata a far discutere. Nelle zone abbandonate attorno alla centrale di Chernobyl sono stati avvistati alcuni cani randagi dal mantello blu intenso, un colore così innaturale da sembrare uscito da un film di fantascienza.

Le immagini, diffuse dall’organizzazione Dogs of Chernobyl, hanno fatto il giro del mondo e hanno spinto gli esperti a interrogarsi su un fenomeno che, a prima vista, ha il sapore del mistero. Ma cosa si nasconde davvero dietro questo curioso colore?

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Le immagini virali e le prime ipotesi degli scienziati

Le fotografie mostrano tre cani muoversi tra vegetazione selvaggia, rovine e resti industriali della Zona di Esclusione. Secondo Dogs of Chernobyl, gli animali apparivano in buona salute, vispi e reattivi. La particolarità del loro pelo blu ha immediatamente catturato l’attenzione degli esperti, ma anche sollevato un dubbio fondamentale: il colore è reale?

La provenienza delle immagini non è del tutto chiara: non si sa con certezza chi le abbia scattate né se possano essere state alterate digitalmente. Alcuni veterinari e ricercatori non escludono l’ipotesi di filtri o editing, soprattutto considerando l’impatto visivo del fenomeno. Tuttavia, molti studiosi hanno iniziato a guardare all’ambiente circostante, uno dei più contaminati del mondo, dove residui chimici e industriali sono ancora presenti da decenni.

Secondo quanto riportato nel documento caricato dall’utente, il mantello blu non sarebbe collegato alla radioattività. Gli esperti escludono infatti che le radiazioni possano generare una pigmentazione simile. Molto più plausibile, invece, il contatto diretto con sostanze come solfati di rame, pigmenti rilasciati da alghe o vernici e materiali ossidati ancora disseminati nella zona.

Chi sono davvero i cani della Zona Rossa

Per capire da dove arrivino questi animali bisogna tornare al 1986. Quando avvenne il disastro, migliaia di persone furono evacuate all’improvviso, lasciando dietro di sé anche i propri cani. 

Quelle stesse linee di sangue esistono ancora oggi: circa 700 cani vivono nella Zona di Esclusione e vengono monitorati da Dogs of Chernobyl. Sono animali abituati a un ambiente ostile ma sorprendentemente adattati, tanto che dal 2023 vari studi hanno rivelato differenze genetiche significative rispetto ai cani che vivono a pochi chilometri di distanza.

Vivono in un “laboratorio naturale” unico al mondo, dove flora e fauna hanno imparato a resistere a contaminanti ambientali estremi. Anche altri animali della zona mostrano caratteristiche sorprendenti: lupi più resistenti al cancro, rane scurissime, cavalli che prosperano e persino vermi mutanti. Un ecosistema che continua a stupire e offrire informazioni preziose sulla resilienza della vita.

La storia dei cani blu si inserisce esattamente in questo contesto. Un mistero che, secondo gli esperti, è molto meno fantascientifico di quanto sembri, ma che contribuisce a riportare l’attenzione sulla complessità e sulla forza delle specie che vivono a Chernobyl. E finché non emergeranno nuove prove, il colore del loro mantello rimarrà una delle immagini più affascinanti e inquietanti della Zona Rossa.

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