Nella notte del 1 gennaio 2024, nella città turca di Istanbul, un gatto randagio ha subito violenze gratuite e incomprensibili.
Presente nell'atrio della residenza dove dispone di numerose mangiatoie, si trova faccia a faccia con un uomo che tradirà la fiducia che il micio era riuscito a dare agli umani.
Un uomo picchia un gatto randagio
Picchiato, il povero gatto di nome Eros subisce un'ondata di odio che gli costerà la vita.
Filmato dalle telecamere di sorveglianza, Ibrahim K. è stato rapidamente citato in tribunale e ha ricevuto un anno e mezzo di prigione durante un'udienza a febbraio.
Tuttavia, venne immediatamente rilasciato per buona condotta, cosa che avrebbe dato il via ad un vero e proprio movimento militante all'interno del Paese, affinché fosse fatta giustizia ad Eros.
Interviene il presidente turco
In questo Paese noto per prendersi cura degli animali randagi con grande empatia, la triste storia di Eros non può che sollevare il cuore di un intero popolo.
Affinché il responsabile della morte di Eros venga condannato adeguatamente per le sue azioni, i cittadini hanno lanciato una petizione raccogliendo più di 300.000 firme. Sui social la vicenda ha suscitato scalpore e l'hashtag #ErosicinAdalet ("giustizia per eros", in italiano) ha preso piede, dando vita a numerosi video in omaggio al gattino e persino a manifestazioni.
L'assassinio di Eros ha scosso un intero Paese e ha toccato anche i cuori di diverse celebrità, tra cui il calciatore argentino Mauro Icardi, che ha chiesto giustizia per Eros condividendo una foto di se stesso e dei suoi animali domestici.
Toccato da questa vicenda, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è addirittura fatto carico della questione in prima persona, contattando direttamente il ministro della Giustizia affinché si potesse aprire un nuovo processo contro l'autore del reato.
A seguito di questa rivolta in tutta la Turchia, mercoledì 13 marzo 2024 è stata organizzata una nuova udienza e centinaia di residenti di Istanbul si sono recati lì per sostenere la memoria di Eros.
Alla sentenza, Ibrahim K. ha ricevuto solo un ulteriore anno di prigione, e senza mandato di ricovero, cosa che non ha soddisfatto le varie associazioni di protezione degli animali e altri attivisti, al punto che alcuni volevano la morte del colpevole. Un'associazione, però, ha deciso di ricorrere in appello contro questa decisione per chiedere la pena massima di quattro anni di reclusione.