Quando osserviamo un Chihuahua o un gigantesco Alano è difficile immaginare che condividano un’origine comune. Eppure, secondo due nuovi studi internazionali pubblicati sulla rivista Science e riportati dal Corriere della Sera, la diversificazione dei cani era già sorprendentemente ampia più di 10.000 anni fa.
Ben prima dell’intervento degli allevatori moderni, prima delle selezioni estetiche e delle razze come le conosciamo oggi, l’umanità conviveva con cani dalle forme incredibilmente varie. Le scoperte ribaltano una parte della storia della domesticazione e mostrano quanto profondamente intrecciata sia stata l’evoluzione tra persone e cani.
La diversità dei cani nasce nella preistoria
Per decenni si è creduto che la grande varietà dei cani moderni fosse il risultato dell’allevamento ottocentesco, quando iniziò la selezione sistematica delle razze. Le nuove analisi sui crani fossili raccontano tutt’altra storia.
Esaminando oltre 600 crani antichi e moderni con modelli 3D, i ricercatori hanno scoperto che già 10.000 anni fa era presente circa la metà delle variazioni morfologiche che vediamo oggi. I primi cani, emersi dal ceppo dei lupi durante il Pleistocene, mostravano un’incredibile gamma di forme, molte delle quali non esistono più. Solo più tardi compaiono gli aspetti più estremi come i musi cortissimi dei Bulldog o allungati dei Levrieri moderni.
La vera sorpresa è che il cranio più antico con caratteristiche pienamente “da cane” risale a circa 11.000 anni fa: una forma più robusta, più corta, lontana dall’eleganza dei lupi. Da quel momento la diversificazione accelera.
Alcune varianti si affermano grazie alla vicinanza con gli esseri umani, che permettono la sopravvivenza di tratti che in natura, semplicemente, non avrebbero avuto possibilità. Come spiega una delle autrici:
Quando guardi un Chihuahua, stai guardando un lupo che ha vissuto così a lungo accanto all’uomo da essere cambiato per sempre.
Cani e umani, una storia evolutiva condivisa
Il secondo studio, basato sull’analisi genetica di 234 cani antichi e moderni, conferma e amplia questo quadro. Le linee genetiche canine iniziarono a diversificarsi già al termine dell’ultima glaciazione, seguendo passo dopo passo le migrazioni umane in Eurasia. I movimenti dei cacciatori-raccoglitori, la diffusione dell’agricoltura, le ondate delle popolazioni della Steppa: ogni grande spostamento umano ha lasciato una traccia parallela nel genoma dei cani.
I ricercatori parlano di vera e propria coevoluzione. Le popolazioni mantenevano i propri cani come parte integrante delle comunità, con un senso di continuità e appartenenza che attraversa millenni. In certi periodi, uomini e cani migravano insieme, diffondendo tecnologie, culture e… sé stessi. È un legame antico, profondo, che oggi la genetica permette finalmente di osservare con chiarezza.
La conclusione degli scienziati è semplice e affascinante: la storia dell’uomo non può essere raccontata senza quella del cane. E la sorprendente diversità dei nostri compagni a quattro zampe è solo un altro modo per ricordarci quanto siano parte della nostra stessa evoluzione.