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Max cane ritrovato

Il cane Max è stato ritrovato dopo 5 anni. 

© LAV Palermo/Facebook

Palermo. Max, il cane scomparso da 5 anni, torna a casa: una storia che insegna

Di Anna Paola Bellini Redattrice | Traduttrice

Pubblicato il

A Carini (Palermo), un cane scomparso nel 2019 è stato ritrovato grazie al microchip. Una storia che tocca il cuore e che insegna tanto. Ecco cosa è successo.

 

In un mondo in cui le notizie tragiche sugli animali sembrano sempre più frequenti, ogni tanto arriva una storia che scalda il cuore.

È il caso di Max, un cagnolino scomparso nel 2019 da Carini, in provincia di Palermo, e ritrovato pochi giorni fa a Capaci. Un ritrovamento che ha il sapore del miracolo e che sottolinea l’importanza del microchip e della collaborazione tra cittadini, volontari e associazioni.

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Un incubo lungo cinque anni

Era il 29 dicembre 2019 quando Max, allora treenne, scomparve improvvisamente. Quel giorno seguiva il suo padrone, come sempre, tra le campagne attorno casa. Ma un cancello difettoso e un momento di distrazione bastarono perché il piccolo si allontanasse e non facesse più ritorno. Da allora, la sua famiglia ha vissuto anni di ricerche, speranze e dolore. La notte di Capodanno trascorsa a cercarlo tra pioggia e freddo, le denunce presentate, le lacrime dei figli. Poi, il silenzio.

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Con il passare del tempo, la famiglia si era ormai rassegnata al peggio, credendo che Max fosse morto. Anche le sue compagne di giochi, Stella e un’altra cagnolina, avevano manifestato il dolore smettendo di mangiare.

Il miracolo a Capaci e la necessità del microchip

Il 25 marzo 2025, a Capaci, qualcuno segnala un cane fermo da due giorni davanti alla chiesa di San Rocco. La LAV Palermo, informata della situazione, manda una volontaria sul posto. Il cane viene recuperato e portato in clinica veterinaria, dove si scopre che è microchippato. Il suo nome è Max.

L’associazione contatta immediatamente la proprietaria, Katia, che, incredula, si precipita a riabbracciarlo. «Quando l’ho visto non ci credevo. Piango ancora dalla gioia. La notte mi sveglio per controllare se è tutto vero», racconta emozionata. Max, nonostante gli anni trascorsi, ha riconosciuto subito la sua famiglia, e appena tornato a casa si è riambientato con naturalezza.

Secondo il veterinario, Max non avrebbe vissuto in strada: era in buone condizioni, ben nutrito e curato. Si ipotizza che qualcuno, trovandolo, lo abbia accolto senza controllare la presenza del microchip.

Una storia che insegna

La vicenda di Max è una testimonianza potente sull’importanza del microchip, ancora troppo spesso ignorato. Ma è anche una storia che parla di speranza, amore e di una comunità che si mobilita per un animale. Giorgia Matesi della LAV Palermo ha dichiarato: 

Invitiamo le istituzioni a controlli più accurati: dietro ogni cane smarrito potrebbe esserci una famiglia che lo aspetta a braccia aperte.

Grazie alla segnalazione di cittadini attenti, all’intervento dei volontari e alla tecnologia, Max è tornato a casa. E con lui, anche la speranza che altre famiglie possano riabbracciare i loro amici a quattro zampe.

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