Pensare di prendere un cucciolo significa immaginare coccole, giochi e nuove abitudini felici. In Germania, però, significa anche qualcosa in più: prepararsi davvero alla responsabilità che un cane porta con sé. Alcune regioni del Paese hanno introdotto un sistema che richiede ai futuri proprietari di superare un test scritto e una verifica pratica prima e durante il primo anno di convivenza.
Un approccio che può sembrare severo, ma che nasce da un’idea semplice e potente: proteggere gli animali e rendere più consapevoli le famiglie.
Un test per chi adotta un cane per la prima volta
In Bassa Sassonia, questa procedura è obbligatoria dal 2013. Prima di portare il cane a casa si sostiene un test teorico, pensato per verificare conoscenze essenziali come alimentazione, cure veterinarie, sicurezza domestica e capacità di interpretare il linguaggio del corpo del cane.
Nel corso del primo anno arriva anche una verifica pratica, utile a capire come il proprietario reagisce a situazioni quotidiane, dal passeggio al richiamo, fino ai momenti di stress o paura. È un percorso semplice, chiaro e privo di pressioni, ma capace di costruire basi solide per una relazione serena e duratura.
Berlino e il certificato per lasciare il cane libero
La capitale tedesca segue una strada leggermente diversa.
A Berlino non esiste un obbligo per chi prende un cane per la prima volta, ma chi vuole lasciarlo libero dal guinzaglio nella maggior parte dei luoghi deve ottenere un certificato di conduttore. È una scelta facoltativa, ma molto diffusa, perché permette ai cittadini di muoversi con i propri animali in parchi e spazi pubblici affollati nel rispetto delle regole e della sicurezza.
Entrambi i modelli, seppur diversi, condividono lo stesso obiettivo: ridurre abbandoni, limitare gli acquisti impulsivi e favorire una maggiore responsabilità nei confronti degli animali. Prepararsi con un test significa prendere coscienza delle necessità reali di un cane, delle sue fragilità e delle sue esigenze quotidiane.
In fondo, è un piccolo gesto di serietà che può evitare molte lacrime future e garantire a migliaia di cani una vita stabile, amata e sicura. La domanda sorge spontanea: un sistema così dovrebbe arrivare anche in Italia?