La notizia era destinata a far rumore: un’azienda americana sta sviluppando MEOW-1, un farmaco a base di GLP-1 progettato per aiutare i gatti obesi a perdere peso, una sorta di “Ozempic felino”. L’annuncio suona come l’inizio di una nuova era del benessere animale, tra microchip sottopelle e dimagrimenti rapidi. Ma sotto il fascino della soluzione high-tech, si nasconde una contraddizione profonda: stiamo davvero aiutando gli animali… o stiamo solo cercando di curare un problema che abbiamo creato noi?
L’illusione del farmaco miracoloso
Secondo gli studi citati da Dissapore.com, MEOW-1 è un impianto sottocutaneo che rilascia exenatide per trenta giorni, riducendo il senso di fame nei gatti e imitando l’effetto degli antidiabetici umani. La promessa è invitante: meno obesità, meno malattie croniche, meno spese veterinarie. Ma questa narrativa dimentica un elemento essenziale. I gatti non decidono cosa mangiare, quando mangiare, quanto muoversi. Non scelgono snack ipercalorici né porzioni eccessive. Non si procurano patatine, salumi o avanzi di tavola, tutti esempi citati nel testo originale per descrivere errori fin troppo comuni .
L’obesità animale non è un destino biologico. È il riflesso delle nostre abitudini, del nostro modo di usare il cibo come affetto, delle nostre incapacità di dire “basta” a quel miagolio insistente che interpretiamo come richiesta di amore, non come semplice strategia comunicativa.
Una società che “cura” ciò che non vuole prevenire
Il farmaco anti-fame per animali arriva in un contesto globale in cui il GLP-1 è già diventato un fenomeno culturale tra gli umani, spesso più per motivi estetici che per necessità mediche.
Il file è esplicito: basterebbero buon senso e un’alimentazione adeguata per evitare obesità, sofferenze e costi inutili . Eppure, ancora una volta, la soluzione proposta è un dispositivo tecnologico che “aggiusta” il gatto, invece di “aggiustare” il comportamento umano.
MEOW-1 potrebbe essere utile nei casi clinici di diabete o obesità grave. Ma se diventerà una scorciatoia per non modificare abitudini sbagliate, finirà per essere l’ennesima toppa applicata su un problema che nessun farmaco può risolvere alla radice.