Cortemaggiore, provincia di Piacenza. In una casa che ha traboccato di fusa e miagolii, hanno vissuto oltre 40 gatti. Non si è trattato di un rifugio convenzionale, ma del cuore pulsante di una storia d’amore e di memoria.
Daniela e Gian Luca hanno accudito quotidianamente una vera e propria “tribù felina”, in onore della loro figlia Valeria Fraschini, scomparsa prematuramente in un tragico incidente stradale nel 2016. Valeria ha avuto solo 23 anni e un amore sconfinato per i gatti. Quel sogno, spezzato troppo presto, ha continuato a vivere grazie ai suoi genitori.
Una tragedia trasformata in speranza
È stato il 5 novembre 2016 quando Valeria ha perso la vita sulla strada che collega Cortemaggiore a Piacenza. È tornata a casa dopo aver raccolto cibo per i gatti di cui si è sempre presa cura. Con lei è morta un’altra persona, mentre un terzo conducente è stato giudicato colpevole di omicidio stradale.
Da quel giorno, i suoi genitori hanno scelto di trasformare il lutto in un’azione concreta: hanno salvato ogni gatto abbandonato, proprio come avrebbe fatto lei. E così, la casa di Cortemaggiore è diventata rifugio per decine di mici recuperati da situazioni di abbandono o da rinunce di proprietà.
Un rifugio pieno di vita (e di bisogni)
Non si è trattato solo di amore, ma anche di fatica. Accudire 40 gatti ha richiesto tempo, energie e soprattutto risorse economiche. Cibo, cure veterinarie, lettiere: tutto ha rappresentato un impegno quotidiano. Daniela e Gian Luca, sostenuti da alcuni amici e volontari, hanno chiesto una mano.
Chiunque abbia potuto donare alimenti o supporto materiale è stato il benvenuto. Perché dietro ogni ciotola riempita c’è stata una storia di rinascita. E ogni gatto salvato è stato un piccolo tributo a Valeria.
Quando i Mici diventano memoria
Questa storia ha commosso perché ci ha ricordato che anche dal dolore più profondo può nascere qualcosa di straordinario. Valeria, con il suo amore silenzioso per i gatti, ha continuato a vivere in ogni zampetta salvata, in ogni fusa al tramonto.
I suoi genitori, con coraggio e dedizione, hanno scelto di non chiudersi nel lutto ma di aprire le porte — e il cuore — a chi ha avuto bisogno. In questo caso, a chi ha miagolato per essere ascoltato.