È un’immagine destinata a entrare nella storia della conservazione: tra marzo e novembre 2024 nell’Arunachal Pradesh, sull’Himalaya orientale, una fototrappola del WWF India ha catturato per la prima volta il gatto di Pallas (Otocolobus manul) a quasi 5.000 metri di quota. La foto è stata diffusa a settembre 2025.
Lo scatto, frutto di un monitoraggio di mesi in aree d’alta montagna tra West Kameng e Tawang, conferma la presenza di uno dei felini più elusivi del pianeta in un territorio finora privo di prove fotografiche dirette.
Come è arrivato “l’uomo invisibile” davanti all’obiettivo
La campagna, condotta nel 2024 con il Dipartimento Forestale dell’Arunachal Pradesh, ha installato 136 fototrappole in 83 siti su oltre 2.000 chilometri quadrati; le telecamere sono rimaste attive per più di otto mesi, resistendo a freddo e neve.
È in questo contesto che il sensore ha colto il passaggio del manul a quota 5.000 metri, offrendo una prova che si aggiunge alle segnalazioni note in Sikkim, Bhutan e Nepal orientale.
Per il WWF India si tratta di un “potente promemoria di quanto poco sappiamo della vita nelle alte montagne”, un invito a rafforzare la scienza guidata dalle comunità locali per proteggere pascoli e specie.
Un hotspot d’alta quota: dai leopardi al manul
L’indagine non ha solo immortalato il gatto di Pallas: le fototrappole hanno registrato record altitudinali in India per leopardo comune a 4.600 metri, leopardo nebuloso a 4.650 e gatto marmorizzato oltre i 4.300, oltre a una civetta himalayana a 4.100 e allo scoiattolo volante dalla testa grigia a 4.500.
È il ritratto di un ecosistema incredibilmente ricco e resiliente, dove tradizioni pastorali e fauna selvatica convivono sui pascoli d’alta quota.
Le autorità locali parlano di una “pietra miliare” per la ricerca e la necessità di investimenti continui nel monitoraggio.
Perché questo felino ci affascina così tanto
Il gatto di Pallas, ha un corpo tozzo, arti corti, testa grande e appiattita, orecchie piccole e arrotondate, e un mantello voluminoso che lo fa sembrare un “grosso micio domestico” ma è un cacciatore solitario delle steppe fredde dell’Asia centrale.
Abita terreni rocciosi e pendii tra i 4.000 e i 5.000 metri, mimetizzandosi alla perfezione tra neve e pietra; proprio questa abilità, unita alle condizioni estreme, spiega perché sia così raramente osservato e studiato.
Cosa cambia adesso
La prima foto sull’Himalaya orientale sposta in avanti la conoscenza della distribuzione del manul in India e rafforza l’idea che la tutela delle “terre d’altopiano” vada progettata insieme alle comunità locali.
Il progetto “Reviving Trans-Himalayan Rangelands – A Community-led Vision for People and Nature”, sostenuto anche dalla Darwin Initiative, è già un modello: cammini di giorni, tecnologia discreta e ascolto dei saperi tradizionali per proteggere un mosaico di specie d’alta quota, dal leopardo delle nevi al più schivo dei felini.
La fotografia non è solo un trofeo: è un punto di partenza per politiche efficaci, capaci di bilanciare ricerca, conservazione e mezzi di sussistenza in uno degli ecosistemi più fragili del pianeta.