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cane samoiedo

Una cagnolina Samoiedo è morta in una pensione. La sentenza del Tribunale di Prato.

© Zanna Pesnina / Shuttertock (immagine di repertorio)

Muore il cane affidato a una pensione: la sentenza del Tribunale di Prato

Di Anna Paola Bellini Redattrice | Traduttrice

Pubblicato il

Una cagnolina muore per negligenza in una pensione per animali. Il Tribunale di Prato condanna il gestore a risarcire la famiglia con una sentenza innovativa.

La morte di un animale domestico non è solo un dolore emotivo, ma può anche avere conseguenze legali importanti.

È il caso di una famiglia del comune toscano di Prato, che ha ottenuto un risarcimento di quasi 30mila euro per la morte della loro cagnolina di razza Samoiedo, affidata a una pensione per animali.

Come riportato da Tgcom24, il tribunale ha riconosciuto non solo il danno patrimoniale, ma anche quello morale, sancendo un principio che potrebbe aprire nuove prospettive nei diritti degli animali e dei loro proprietari.

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La sentenza del Tribunale di Prato

Il caso è stato esaminato dal Tribunale di Prato, che ha emesso una sentenza destinata a far discutere. Il giudice ha stabilito che la morte del cane, avvenuta per disidratazione e diarrea, avrebbe potuto essere evitata con cure adeguate.

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Il gestore della pensione è stato ritenuto responsabile per non aver garantito le necessarie attenzioni all’animale, aggravando il dolore della famiglia con il mancato avviso tempestivo del decesso.

L’elemento più significativo della sentenza è il riconoscimento del danno morale, con una motivazione chiara: la perdita del cane ha causato una lesione al diritto della famiglia di preservare la propria sfera affettiva e relazionale.

Questo principio si aggancia direttamente all’articolo 2 della Costituzione, che tutela il diritto allo sviluppo della personalità individuale.

Una svolta nel riconoscimento giuridico

Questa decisione segna un passo avanti nella giurisprudenza italiana. Fino a oggi, il risarcimento per la perdita di un animale d’affezione si limitava spesso al valore economico dell’animale e alle eventuali spese veterinarie sostenute.

In questo caso, invece, il tribunale ha riconosciuto che un cane non è solo un bene materiale, ma un membro della famiglia a tutti gli effetti.

La prova del danno morale è stata fornita attraverso elementi indiziari, come foto e testimonianze che dimostravano il forte legame affettivo tra la famiglia e la cagnolina. Il risarcimento ha incluso 1.300 euro per il valore dell’animale, ma la parte più significativa riguarda il danno morale: 6.000 euro alla proprietaria, 4.000 euro ciascuno per il marito e i figli.

Questa sentenza potrebbe diventare un riferimento importante per casi simili in futuro, aprendo la strada a un maggiore riconoscimento legale del legame affettivo tra esseri umani e animali domestici.

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