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malattia da graffio di gatto: mano di uomo graffiata

Scopri tutto sulla malattia da graffio di gatto.

© osobystist / Shtterstock

Cos'è la malattia da graffio di gatto?

Di Anna Paola Bellini Redattrice | Traduttrice

aggiornato il

Bartonella henselae è il simpatico nome di una batterio che porta la malattia da graffio di gatto: scoprine i sintomi e la terapia.

Si dice malattia da graffio di gatto un disturbo causato da un agente eziologico batterico dal nome Bartonella henselae. Per questo motivo questa malattia è catalogata tra le bartonellosi.

In questo articolo affrontiamo questo argomento da due punti di vista: dopo aver spiegato di cosa si tratta, vedremo come si manifesta nel gatto e in seguito come avviene il contagio nell’uomo, la terapia da mettere in atto in tal caso e quali sono i consigli per evitare la trasmissione.

Che cos’è la Bartonella?

La malattia da graffio di gatto, chiamata anche Bartonella o Bartonellosi, è una zoonosi (trasmissibile dall’animale all’uomo) batterica causata da un batterio Gram negativo chiamato Bartonella henselae.

Il gatto è il vettore di questo batterio: il micio viene colpito da una pulce (probabilmente che prende da altri gatti infetti) ricevendo in questo modo l’agente infettante e trasmettendolo in seguito all’uomo. 

Malattia da graffio del gatto: i sintomi

Per quanto riguarda la manifestazione della malattia del graffio di gatto questa è di norma asintomatica nell’animale. Solo in alcuni casi estremamente rari si è riconosciuta un’infiammazione e un ingrossamento dei linfonodi accompagnato da un aumento della temperatura corporea del gatto.

I sintomi nell’uomo della malattia da graffio di gatto sono inizialmente la comparsa di pustole nel punto in cui è avvenuto il contatto con il gatto (il graffio o il morso). Con il trascorrere del tempo le lesioni scompaiono senza lasciare segno e vengono sostituite dal tipico segnale della malattia: l’ingrossamento dei linfonodi, nella maggior parte dei casi ascellari, e più raramente inguinali e/o cervicali. Inoltre, il soggetto colpito può manifestare:

  • febbre,
  • stanchezza,
  • mal di testa,
  • una sensazione di malessere generale.

Più raramente possono presentarsi:

  • inappetenza,
  • diarrea,
  • vomito e/o dolore addominale.

Questo disturbo di norma svanisce da solo dopo poco tempo senza provocare particolari conseguenze, tuttavia in alcuni casi può creare disturbi sistematici (al fegato, alla milza ecc.) in particolare in pazienti che già sono immunodepressi, come ad esempio nei malati di AIDS. 

Le patologie dei gatti sono pericolose per i bambini? Info utili

Come si trasmette all’uomo la malattia da graffio di gatto?

Abbiamo visto come il gatto è contagiato, ma come avviene la trasmissione all’uomo della malattia del graffio del gatto? Come il nome stesso della patologia indica, il primo modo per essere contagiato è attraverso il graffio del gatto, ma è possibile contrarre il batterio anche attraverso i morsi o la cute lesa del micio.

Questa malattia ha un periodo di incubazione che oscilla tra i 3 e i 12 giorni. 

Qual è la terapia per la malattia da graffio di gatto?

La malattia da graffio di gatto è, come detto, nella maggior parte dei casi, benigna e si risolve da sola in qualche mese.

Si consiglia in ogni caso di rivolgersi al proprio medico curante o a uno specialista che provvederà a effettuare una biopsia del linfonodo e dei test sierologici.

In alcuni casi il medico può prescrivere anche un’emocoltura. Una volta operate tale analisi, il medico decide eventualmente di prescrivere una terapia per la malattia da graffio di gatto. Di norma si tratta di un trattamento mirato a combattere i sintomi: quindi a base di analgesici e di impacchi caldi da applicare sui linfonodi ingrossati e infiammati.

È inoltre possibile che il medico prescriva una terapia antibiotica nel caso in cui il soggetto che ha contratto la malattia sia di base immunodepresso o la malattia si è scatenata in una forma molto severa. 

Prevenzione della malattia da graffio di gatto

La prevenzione della malattia da graffio di gatto passa per un controllo stretto del micio. In particolare, si consiglia di far sì che il gatto non venga a contatto con i gatti randagi e le loro feci.

Nel caso in cui il micio fosse libero di vagare al di fuori delle mura domestiche si consiglia sempre di utilizzare dei presidi antipulci (pipetta, collare, spray ecc.) in modo da tenere alla larga questi parassiti che possono contagiare il nostro micio rendendolo vettore di questa fastidiosa malattia.

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Articolo revisionato da:

Francesco Reina
Assistente veterinario

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