La recente proposta di legge regionale sul randagismo in Sicilia ha sollevato un’ondata di polemiche, innescando la dura reazione delle associazioni animaliste e dei cittadini. Accusata di favorire il business dei privati a scapito del benessere di cani e gatti randagi, la norma è ora oggetto di ripensamenti e modifiche in seguito alle manifestazioni di protesta.
La protesta delle associazioni animaliste in Sicilia
Le principali associazioni animaliste, tra cui Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), Lav (Lega Anti Vivisezione) e Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), hanno espresso con forza il loro dissenso nei confronti della legge proposta dall’onorevole Giuseppe Laccoto della Lega.
Secondo gli attivisti, la riforma mira a estromettere le associazioni dalla gestione di canili e gattili, lasciando ampio spazio ai privati, interessati più al profitto che al benessere degli animali. L’eliminazione della norma che garantisce un operatore ogni 80 cani e la contrazione degli orari di apertura dei rifugi sono state tra le misure più contestate.
Inoltre, per i gatti randagi, la sterilizzazione non sarà più a carico della sanità pubblica, lasciando un vuoto normativo preoccupante. Le associazioni temono che la privatizzazione possa ostacolare le adozioni, trasformando i rifugi in “prigioni” per gli animali.
l dietrofront della Regione
A seguito delle manifestazioni e delle pressioni esercitate dalle associazioni e dall’opposizione politica, la Regione Sicilia ha deciso di sospendere temporaneamente l’iter della legge, rimandandola in Commissione per una revisione. L’assessore comunale al Benessere Animale, Fabrizio Ferrandelli, ha espresso preoccupazione per l’impatto della norma sui piccoli comuni e sul rapporto tra uomo e animali.
Esponenti del PD e del M5S hanno sottolineato la necessità di tutelare i diritti degli animali e di mantenere un ruolo centrale per le associazioni di volontariato. Il rischio, secondo molti, è che i cani e i gatti randagi diventino ostaggi di un sistema basato sul profitto, con gravi conseguenze per la gestione del fenomeno del randagismo in Sicilia.
Il confronto tra le parti è ancora aperto, con l’obiettivo di trovare un equilibrio che salvaguardi il benessere degli animali e garantisca un’efficace gestione delle strutture di accoglienza.