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La sindrome di Chiari nel cane è una condizione rara e altamente invalidante

© Pixabay

Sindrome di Chiari nel cane: una malattia da conoscere!

Di Giuseppe Terlizzi Medico Veterinario

aggiornato il

La sindrome di Chiari nel cane prende il nome da Julius Arnold e Hans Chiari: medici scopritori del morbo. Ma nel cane? Come funziona?

La sindrome di Chiari nel cane è un complesso di sintomi che coinvolge il sistema nervoso determinando problemi fisici nella sfera del movimento e della coordinazione.

Inizialmente diagnosticata in medicina umana in differenti varianti e con molteplici sintomi, recentemente è stata individuata e definita una variante canina.

I fattori che predispongono a questo quadro clinico non sono del tutto chiari, ma affidarsi ad una clinica che abbia esperienze in questo campo può garantire al nostro cane una durata ed una qualità della vita dignitosi.

Sindrome di Arnold-Chiari nei cani

La sindrome di Chiari nel cane rientra nella categoria delle malattie rare in quanto presenta una prevalenza (numero di casi presenti su una data popolazione) che non supera una soglia stabilita. In UE la soglia è fissata allo 0,05% della popolazione, ossia 5 casi su 10.000 soggetti.

Ma quando si usa, invece, il termine "sindrome"? Con il termine sindrome si intende, in medicina, un insieme di sintomi e segni clinici che costituiscono le manifestazioni cliniche di una o diverse malattie.

Questo significa che ad uno o più sintomi possono corrispondere differenti patologie dovute, probabilmente, alla compromissione di differenti distretti anatomici. 

Sindrome di chiari nel cane: dove originano le malformazioni?

Questa sindrome è caratterizzata da malformazioni craniche e cerebrali (malformazione di chiari) ubicate nello specifico a livello della fossa cranica posteriore.

La fossa cranica posteriore accoglie il tronco encefalico e il cervelletto. Il tronco encefalico rappresenta la connessione tra cervello e midollo spinale e contiene l'origine dei nervi che controllano il respiro e la pressione sanguigna, il movimento degli occhi, la deglutizione ed altri fattori. 

Il tronco encefalico attraversa un ampio forame osseo, largamente conosciuto col nome di forame magno ed è localizzato al centro della fossa cranica posteriore trasformandosi, in senso cranio-caudale, in midollo osseo. Il cervelletto è posizionato sopra il forame magno ed è fondamentale per il controllo dell’equilibrio e della coordinazione dei movimenti.

Cane e sindrome di Chiari: cos'è?

Descrivendo la localizzazione delle malformazioni è normale intuire che la sintomatologia sia abbastanza invalidante, tanto da inficiare la durata e la qualità della vita di Fido.

Nell'uomo abbiamo 4 tipi di versi di malformazione della fossa cranica posteriore mentre nel cane se ne descrive soltanto una in letteratura (simile al tipo 1 dell'uomo). Si tratta dell'inadeguatezza della loggia della fossa cranica posteriore a contenere il cervelletto. Di conseguenza il cervelletto può erniare attraverso il forame magno andando a comprimere il sottostante midollo allungato e determinando la sintomatologia che sarà grave in relazione all'importanza dell'ernia cerebellare.

Cosa scatena la sindrome di chiari nel cane?

Parliamo di una condizione clinica a predisposizione congenita, quindi trasmissibile geneticamente.

Il segnalamento vede un'elevata incidenza nei soggetti di taglia piccola o toy, brachicefalici e in particolar modo il Cavalier King Charles Spaniel (di cui si sospetta una trasmissione autosomica recessiva).

Questo significa che non è possibile nessun tipo di profilassi o di "preparazione alla malattia". L'insorgenza della sintomatologia è repentina e non vede particolare gradualità (dipende dalla velocità di erniazione).

I sintomi della sindrome di Chiari nei cani

Non esiste un preciso range temporale in cui i sintomi si evidenziano ma, dai dati presenti in letteratura, si può dire che la finestra patologica abbraccia i soggetti dai 5 mesi a circa 10 anni.

La comparsa del quadro sintomatologico è spesso rapido, ma esistono delle condizioni in cui i soggetti presentano tempistiche di insorgenza definibili come lento-cronico. Le caratteristiche della sindrome di Chiari nel cane sono: 

  • Dolore al collo;
  • Postura con testa abbassata e collo allungato;
  • Riluttanza al movimento;
  • Incoordinazione;
  • Debolezza muscolare degli arti;
  • Prurito alla regione del collo (definito a volte prurito fantasma in quanto Fido si gratta senza toccare la cute).

La gravità e la continuità dei sintomi sono direttamente proporzionati all'ernia cerebellare che determina siringomegalia.

Questa condizione vede l'accumulo di liquido spinale in una cavità formatasi nel midollo cervicale che determina il manifestarsi di tutti i sintomi.

Come viene effettuata la diagnosi di un cane con sindrome di chiari?

L'unica strada diagnostica utile a valutare questa sindrome nel dettaglio è la risonanza magnetica.

La risonanza magnetica utilizza intensi campi magnetici e onde radio per creare immagini dettagliate, molto più dettagliate di una scansione a tomografia computerizzata o di una radiografia.

Il reperto derivante da questo esame diagnostico collaterale deve essere valutato da uno specialista neurologo che, più di tutti, può cucire una terapia idonea a salvare Fido.

Come si cura la sindrome di chiari nel cane?

La terapia si basa sulla diagnosi, questo è assodato. In alcune patologie, più di altre, la gravità della condizione determina terapie mediche totalmente diverse tra di loro.

La risoluzione chirurgica è la metodica terapica più invasiva che esista, nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante.

Questo è il motivo per cui se possibile, ci si limita ad una terapia farmacologia che dia sollievo al soggetto senza procedere ad una delicata operazione al sistema nervoso centrale.

Spesso l'utilizzo di farmaci anti-infiammatori non steroidei e cortisonici, analgesici e diuretici hanno dato un riscontro positivo nelle affezioni più lievi. Di contro non hanno nessun effetto nei casi più gravi dove, se possibile, si procede chirurgicamente. 

La sindrome di Chiari nel cane colpisce i centri nervosi che conferiscono armonia nel movimento e dinamicità fisica: operare in questi distretti presenta sempre degli alti rischi per il post-operatorio con ripercussioni permanenti.

Naturalmente bisogna fidarsi del proprio medico veterinario e seguire alla lettera i suoi pareri medici: solo in questo modo possiamo trovare la speranza anche nelle situazioni più difficili.

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