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Antinfiammatori per cani: un utilizzo ragionevole.

© Pixabay

I dolori del giovane Fido: gli antinfiammatori per cani

Di Giuseppe Terlizzi Medico Veterinario

aggiornato il

Gli antinfiammatori per cani sono farmaci che servono per una cura sintomatica in corso di affezioni sistemiche o localizzate dando sollievo al cane

Gli antinfiammatori per cani sono largamente utilizzati in quanto hanno la capacità di risolvere nel giro di pochi minuti la sensazione dolorifica.

Ad esempio sono dati per sopportare il dolore provocato dall’artrosi reumatoide, patologia di natura autoimmune contro la quale non sono stati sviluppati protocolli terapeutici efficaci. 

50 sfumature di antinfiammatori

Gli antinfiammatori per cani (e altre specie) sono una famiglia di farmaci molto articolata i cui utilizzi devono essere scelti, compresi e somministrati con giudizio.

La lingua itaIiana presenta una grande varietà di sinonimi che rendono il nostro vocabolario tra i più ricchi al mondo. Che si dica antinfiammatori, analgesici o antidolorifici il significato è lo stesso: ma si può essere anche più specifici!

I farmaci antinfiammatori si possono dividere in steroidei (FAS) e non steroidei (FANS). Si possono ulteriormente suddividere in 5 grosse famiglie di cui solo alcune trovano impiego in medicina veterinaria:

  • Salicinati analgesici;
  • Derivati para-aminofenolici;
  • Acidi enolici;
  • Non narcotici;
  • Non steroidei.

La precedente suddivisione è molto specifica e, a seconda del caso, il veterinario saprà scegliere la miglior soluzione farmacologica.

Resta il fatto che in veterinaria la suddivisione di questi farmaci vede solamente la differenziazione in steroidei e non steroidei. 

Il dolore è una questione di chimica

Gli antinfiammatori per cani risolvono il dolore, ma cosa significa? La sensazione dolorifica è data dall’azione di alcuni mediatori chimici sui recettori del dolore.

I mediatori chimici della flogosi (infiammazione) e del dolore sono:

  • Prostaglandine: acidi ciclopentanoici che mediano la trasmissione del dolore;
  • Trombossani: acidi grassi che fungono da mediatori dell’infiammazione;
  • Leucotrieni: molecole lipidiche che partecipano ai processi infiammatori.

Questi hanno una genesi comune a partire dai fosfolipidi di membrana. Da questi, grazie all’azione di particolari enzimi (fosfolipasi a), si liberano delle particolari molecole acide tra cui l’acido arachidonico.

Queste molecole interagiscono tra di loro tramite complessi meccanismi di chemiotassi che, a partire da stimolazioni nervose di distretti del corpo affetti da patologia, scatenano dolore. Tanto più forte sarà lo stimolo tanto più dolorosa sarà la sensazione. 

Il dolore: una catena che può essere spezzata

I farmaci antinfiammatori agiscono in maniera diversa a seconda che siano steroidei o non steroidei.

I non steroidei bloccano le reazioni biochimiche impedendo la formazione delle prostaglandine (causa del dolore). Questa interferenza nella catena blocca temporaneamente la percezione del dolore (ma non risolve la causa che lo provoca).

Al contrario gli antinfiammatori steroidei agiscono sulla fosfolipasi A, bloccando la formazione di prostaglandine, trombossani e leukotrieni. Quest’ultima è una strada diversa per interrompere temporaneamente la sensazione dolorifica che porta allo stesso risultato: il sollievo. 

Antinfiammatori steroidei (FAS)

Derivano tutti dal cortisolo e il loro utilizzo è direttamente correlato al calcolo beneficio/effetto collaterale.

Se da un lato sono molto efficaci nell’allevare il dolore, dall’altro danno effetti collaterali contenuti ma scomodi: le dismetabolie. I cortisonici assunti per tempi prolungati portano ad un rigonfiamento dei tessuti per ritenzione idrica.

Hanno inoltre un effetto positivo sul metabolismo dei glucidi stimolando la gluconeogenesi, per cui il glucosio in eccesso può ritrasformarsi in altri costituenti come ad esempio i lipidi.

Queste interazioni biochimiche porteranno ad un incremento di peso del soggetto che, lo sappiamo bene, non è compatibile con un ineccepibile stato di salute.

Esistono sia FAS naturali che ad estrazione sintetica:

  • Origine naturale: cortisone (precursore inerte del cortisolo) e cortisolo
  • Origine sintetica: prednisolone (più utilizzato), clobetasolo e metil-prednisolone. 

Sono consigliabili i sintetici per i minori effetti collaterali sul metabolismo energetico.

Antinfiammatori non steroidei (FANS)

Sono composti con struttura chimica varia, sebbene molti siano acidi organici, che hanno azione antinfiammatoria, analgesica e antipiretica con potenziali effetti collaterali.

Sono rapidamente e completamente assorbiti a livello gastrointestinale raggiungendo in dosi elevate e in tempi rapidi la sede infiammatoria.

Hanno elevato legame con le proteine che conferisce a questa famiglia di farmaci un utilizzo indicato per le infiammazioni tissutali grazie anche all’elevata capacità di concentrarsi nella sede del focolaio infiammatorio.

Il metabolismo, la filtrazione e l’escrezione di questi farmaci avvengono a livello del fegato che rappresenta la ghiandola maggiormente impiegata per queste funzioni. 

Effetto antinfiammatorio

L’infiammazione è mediata dalle prostaglandine sintetizzate e rilasciate in circolo che causano fenomeni di vasodilatazione ed aumento della permeabilità vascolare tipici della reazione flogistica.

A dose piena sono efficaci nelle artriti infiammatorie croniche, nelle artrosi e in tutte le affezioni che interessano muscoli, tendini e articolazioni. 

Effetto analgesico

Le PG aumentano la sensibilità dei recettori del dolore a stimoli meccanici o chimici. Efficaci contro il dolore da lieve a moderato che si manifesta nel corso degli stati infiammatori a carico dell’apparato muscolo scheletrico ed in caso di nevralgie, sciatalgie, cefalee e dolore post-traumatico e post-operatorio. 

Effetto antipiretico

Negli stati patologici si osserva la liberazione di citochine ed interferoni che inducono a livello ipotalamico l'aumento della soglia di termoregolazione con vasocostrizione cutanea, diminuita perdita di calore e conseguentemente febbre

Formati commerciali ed effetti collaterali

Gli antifiammatori per cani esistono in tutte le formule possibili con la relativa posologia:

  • Uso topico;
  • Compressa;
  • Aspirina;
  • Spray;
  • Iniettabile.

L’effetto collaterale più importante degli antinfiammatori non steroidei è dovuto all’alto potere istolesivo e ulcerogeno che, a seconda della via di somministrazione, possono arrecare danni anche importanti.

Per questo gli antinfiammatori vanno assunti sempre a stomaco pieno.

Ricordiamo inoltre che l’utilizzo ingiustificatamente prolungato può provocare danni istologici anche gravi soprattutto all’apparato gastroenterico con conseguente sintomatologia:

Se ci accorgiamo che il soggetto ha questa sintomatologia dopo una somministrazione di antinfiammatorio chiamare subito il veterinario.

Terapia antinfiammatoria: cosa tenere a mente

Come largamente spiegato finora la terapia antinfiammatoria NON è curativa. Potremmo vederla come un’escamotage per dare sollievo dal dolore al paziente in attesa di risolvere la causa primaria di malessere.

Un utilizzo importante è quello post-operatorio in cui gli antinfiammatori contrastano le evoluzioni piretiche e flogistiche del distretto corporeo sottoposto a chirurgia.

Per le cure omeopatiche e naturali si prendono in considerazione nel momento in cui la terapia è duratura e l’utilizzo di un farmaco sintetico potrebbe arrecare più danni del dovuto.

Ricordiamo inoltre che un veterinario può prescrivere un farmaco ad uso umano per animali SOLO quando l’equivalente veterinario non esiste o non è immediatamente reperibile.

Per comprendere al meglio il concetto pensiamo ad un parallelismo igienico: se il dolore fosse la puzza e l’antinfiammatorio il deodorante potremmo andare avanti nebulizzando il nostro corpo per mesi senza mai lavarci.

Ad un certo punto ci renderemmo conto che, nonostante i litri di profumo, la nostra igiene è andata solo peggiorando e l’unica cosa ad essere migliorata è l’alienazione sociale!

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