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pelo di cane in primo piano

La startup Modus Intarsia sfrutta il sottopelo del cane in modo sostenibile. 

© SingjaiStocker/Shutterstock

Questa startup italiana utilizza il pelo del cane in modo intelligente!

Di Anna Paola Bellini Redattrice | Traduttrice

Pubblicato il

Modus Intarsia, startup italo-tedesca, produce un tessuto riciclando il sottopelo dei cani. Scopriamo tutto su questa intuizione tutta ecologica

La startup italo-tedesca Modus Intarsia ha avuto un’intuizione che potrebbe rivoluzionare la realizzazione di alcuni tessuti.

Se infatti fosse possibile ricavare una lana più sostenibile dal pelo del cane e non dalle pecore? Ann Cathrin Schönrock, che ha lavorato nel settore della moda, esplora questa possibilità.

Una soluzione etica e sostenibile

Ann Cathrin si trovava in visita dai suoi genitori quando un gesto apparentemente banale le ha fatto accendere la famosa lampadina.

Il padre stava spazzolando l’animale e ha poi dovuto raccogliere il pelo in eccesso e gettarlo. E se fosse possibile a partire dal pelo morto produrre un filato sostenibile? Ecco la domanda che ha cominciato l’avventura che porterà alla nascita di Modus Intarsia.

Un primo test di filatura della "lana di cane" non va a buon fine, ma riprovandoci più e più volte, il risultato migliora al punto da poter anche pensare di vendere il filato ad alcuni negozi berlinesi.

Il Chiengora è così presto commercializzato, ma adesso bisogna strutturare una vera e propria impresa intorno a questa idea e al prodotto realizzato.

L’incontro

Ann Cathrin incontra quindi l’ingegnere tessile Franziska Uhl, Ugo Apuzzo e Floriano Bollettini (entrambi laureati alla Bocconi di Milano e con un master in Management all’alta scuola di formazione economica HEC di Parigi).

Nasce da questo scambio la startup Modus Intarsia che produce un filato che deriva dal sottopelo che i cani perdono naturalmente durante i periodi di muta.

Una lana rivoluzionaria

Il filato è più termoisolante e resistente all’acqua rispetto alla tradizionale lana. Come riportato dal Corriere, ecco come funziona la raccolta del pelo, spiegata dai fondatori della startup:

«Abbiamo creato un sistema di “crowdsourcing” tramite il quale allevatori, toelettatori e singoli proprietari possono contribuire donando il pelo perso naturalmente dai loro cani. Si tratta di cani che hanno sottopelo (come Samoiedo e Terranova), e che con l’arrivo della bella stagione vengono spazzolati per eliminare il pelo in eccesso e permettere così all’animale di vivere meglio anche con le temperature più calde».

A seguito di questa raccolta il sottopelo viene filato in centri specifici siti nel Nord Italia e trasformato in capi d’abbigliamento e gomitoli.

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