L’alopecia psicogena del gatto (chiamata anche alopecia psicogena felina) è un disturbo per il quale il micio si lecca quasi in maniera compulsiva in delle specifiche parti del corpo (addome, arti anteriori o la coda). Questa forma di malattia è quasi certamente imputabile ad un’origine emotiva, ma come riconoscerla?
L’alopecia psicogena infatti non è facilmente diagnosticabile, possiamo però cercare di cogliere alcuni segnali di disagio che il nostro micio cerca di mandarci.
Ecco quindi una guida a questo disturbo con le sue cause, sintomi e rimedi medicinali e naturali.
L’alopecia del gatto
In generale l’alopecia del gatto è un disturbo della pelle per il quale il gatto perde il pelo a chiazze.
Più che una vera e propria malattia cutanea si tratta di un sintomo indice di un disturbo che può essere dovuto ad un agente esterno (come un contagio da tigna, acari o altri parassiti) o ad un disturbo di origine alimentare.
Solo il veterinario, dopo un’accurata visita al gatto saprà diagnosticare o meno l’alopecia.
Cosa provoca l'alopecia psicogena del gatto?
L’alopecia psicogena non ha invece cause esterne. Anche in questo caso si tratta di un sintomo più che di una malattia a sé: il gatto si lecca compulsivamente in particolare sulle zampe anteriori, la schiena, la pancia e la coda.
Le cause di questo leccarsi frenetico sono di origine emozionale: il micio cerca di far fronte allo stress o all’ansia toelettandosi continuamente.
Far fronte all’alopecia psicogena felina vuol dire interfacciarsi con un gatto stressato, ma come può uno degli animali più pigri del mondo soffrire di stress?
Le cause dello stress del gatto possono essere diverse. La separazione da un familiare (uno dei padroni di casa) come pure un lutto possono essere un fattore di ansia per il nostro amico peloso. Anche il cambiamento di luogo (un trasloco ad esempio, un viaggio), luoghi chiusi o un’eventuale visita dal veterinario possono essere una forte di stress per il gatto.
Quali sono i sintomi dell’alopecia psicogena del gatto?
I sintomi dell’alopecia del gatto possono essere difficili da reperire. Il gatto è un animale molto pulito e trascorre molto tempo effettuando un’accurata pulizia del suo corpo, se però notiamo che il gesto di leccarsi avviene più spesso rispetto al solito e che il micio ha un atteggiamento schivo e solitario, c’è la possibilità che soffra di stress e di ansia che cerca di scaricare in questo modo.
Come si cura l’alopecia psicogena felina?
Non esiste una vera e propria cura per l’alopecia psicogena del gatto, però è possibile mettere in atto diversi tipi di accorgimenti al fine di migliorare la situazione.
Le terapie
Si può attuare una terapia di tipo comportamentale (con l’ausilio di uno specialista) che aiuterà il nostro micio a modificare il suo comportamento e una terapia farmacologica (prescritta dal veterinario) a base di farmaci ad attività ansiolitica.
Il terzo accorgimento prevede una terapia feromonale: com’è noto i feromoni sono ormoni propri ai gatti che li aiutano nella comunicazione e provocano modificazioni emozionali. Esistono in commercio degli spray per gatti che rilasciano dei feromoni in modo da rassicurare il nostro amico peloso ed evitare così l’insorgere dei problemi.
Rimedi naturali per l’alopecia psicogena del gatto
Come detto per combattere l’alopecia psicogena del gatto bisogna andare alla fonte del problema e quindi eliminare lo stress.
Per far ciò, oltre alle terapia di cui abbiamo precedentemente parlato, è possibile somministrare al nostro amico peloso dei presidi naturali che possano riequilibrarlo e portargli serenità. I fiori di Bach (nel gatto come nell’uomo), ad esempio, possono essere un alleato molto utile per far fronte allo stress.
In particolare in caso di ansia si consiglia di utilizzare delle gocce di verbena da aggiungere ai suoi pasti o da somministrare con il contagocce. È, inoltre, importante che il micio abbia a disposizione del cibo che gli piace, dell’acqua sempre fresca e dei giochi grazie ai quali può sfogare eventuale frustrazione o stress e ritornare ad essere sano e tranquillo.
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Articolo revisionato da:
Francesco Reina
Assistente veterinario