Il 2020 passerà alla storia come “l’anno della pandemia”. Ricorderemo questo periodo della nostra vita con rammarico per le necessarie restrizioni subite, ma di certo il ricordo lascerà spazio anche a qualche sorriso per i momenti felici vissuti insieme ai nostri animali domestici.
Loro non c’entrano con questa storia del virus, ma comunque stanno sempre al nostro fianco a farsi coccolare sul divano.
Il problema è che può capitare di notare una diminuzione dello spazio tra un cuscino e l’altro: è il divano che si sta rimpicciolendo o è il nostro cane che sta ingrassando?
Escludendo l’ipotesi di manifestazioni paranormali del nostro arredamento direi che abbiamo un problema con l’alimentazione del nostro cane.
L’alimentazione del cane è un concetto ampio
La salute alimentare del cane è la sintesi di numerose variabili che convergono nello stesso essere peloso.
Non si parla solo di cibo, no. Sarebbe riduttivo vedere il nostro animale domestico come una macchina da alimentare seguendo le istruzioni di razionamento sulla confezione delle crocchette che gli somministriamo ogni giorno ad intervalli regolari e sempre nella stessa quantità.
L’organismo ha bisogno di tutti i tipi di nutrienti per funzionare correttamente modulati in base al dispendio energetico derivante dall’attività fisica.
Alcuni bioelementi sono necessari a sopperire al bisogno di energia, altri ad alimentare il costante ricambio di cellule del corpo, altri a rendere possibili i processi fisiologici mentre altri ancora hanno funzioni protettive.
Per questo motivo l'alimentazione deve essere quanto più possibile varia ed equilibrata.
Questo le aziende che producono il cibo per i nostri animali lo sanno bene e riescono a dare un’offerta, ad ampio spettro di soluzioni alimentari, capace di soddisfare ogni esigenza in base alle caratteristiche morfo-funzionali dei nostri cani.
Di seguito alcuni consigli per chi utilizza una dieta con cibo secco/umido di produzione non casalinga.
“L’energia che move il sol e l’altre stelle”
Riducendo il concetto all’osso si può affermare con concretezza che “più mi muovo, più consumo, più ho fame”. Questa proporzionalità diretta è ascrivibile ad ogni essere vivente e deve essere gestita nel modo più razionale possibile.
Il nostro cane, per istinto naturale, sarebbe un carnivoro e, in quanto tale, un cacciatore. In natura riuscirebbe a trovare un giusto compromesso tra il dispendio energetico e la quantità di cibo che gli occorre.
Da qualche millennio, però, la domesticazione lo ha reso un animale dipendente in tutto e per tutto dalle nostre cure parenterali. Bisogna tenere a mente che il concetto non cambia: al dispendio di energia del nostro cane dobbiamo somministrare la giusta quantità di cibo.
Fabbisogno energetico basale
Ammettiamo di collocare, da domani, il nostro cane sul più comodo dei divani soddisfacendo le più recondite necessità di morbidezza e ozio. Ammettiamo che il nostro cane, grato del regalo, resti immobile in decubito per giorni senza muoversi: non avrà bisogno di mangiare perché non sta consumando energie?
Assolutamente no! Il fabbisogno energetico basale è rappresentato dalla quantità minima di cibo di cui l’organismo ha bisogno per mettere in moto le funzioni fisiologiche fondamentali. Nel cane è generalmente proporzionato in questo modo:
- Metabolismo a riposo (60-75 %);
- Attività muscolare volontaria (circa 30%);
- Termogenesi indotta dagli alimenti (circa 10%);
- Termogenesi adattativa.
Fabbisogno energetico di mantenimento
Se prendessimo in esame tutti i fattori che convergono nella giusta equilibratura di una dieta ci sarebbe da impazzire, ma in fondo siamo in quarantena e abbiamo tanto tempo a disposizione per farlo:
- Sesso, età e stato riproduttivo;
- Attività del sistema nervoso autonomo;
- Composizione, superficie massa corporea;
- Stato nutrizionale, taglia e peso;
- Durata ed intensità dell’esercizio giornaliero;
- Valore nutritivo e composizione chimica della dieta;
- Stress emotivo, temperatura ambientale e cambio alimentazione.
Tutti questi parametri non vanno mai valutati singolarmente per la definizione di una dieta, ma nel loro complesso.
In base a questi dati si può classificare il nostro cane nella categoria che più lo identifica (sedentario, sportivo, da caccia) e di conseguenza somministrargli il giusto razionamento.
Solitamente un cane che ha un’attività fisica media (passeggiata al parco quotidiana, possibilità di accesso ad un giardino, escursione periodica in ampi spazi naturali) può essere alimentato seguendo le indicazioni sulle confezioni di cibi secchi/umidi in base alla sua stazza corporea (piccola, media, grossa taglia).
Dimmi quanto mangi e ti dirò chi sei
I nostri cani sono sempre più simili a noi ma molto diversi tra di loro. Un cucciolo mangerà meno e in modo diverso rispetto ad un adulto, così come un cane da caccia avrà esigenze diverse rispetto ad un cane da appartamento.
Le principali differenze nei tenori di vita (che si rispecchiano nell’alimentazione) sono:
- Accrescimento;
- Gravidanza e lattazione;
- Lavoro (sport o caccia);
- Inattività (vita d’appartamento);
- Senilità.
L’appartenenza ad una di queste classi dovrà farci riflettere sull’alimentazione da somministrare al nostro cane in accordo con un medico veterinario. Questo potrà aumentare la vitalità, la qualità della vita e l’empatia del nostro compagno di quarantena.
Patologie e alimentazione
L’appetito è una questione di chimica: sostanze come le catecolamine, norepinefrina, neuropeptidi ed insulina determinano la fame o il senso di sazietà.
Patologie di natura congenita, acquisita o traumatica possono portare a problemi nella secrezione di questi elementi con una conseguente alterazione del senso di fame e scompenso alimentare con difficoltà di gestione del cane:
- Iperalimentazione: lesioni del nucleo ventromediale dell’ipotalamo.
- Ipoalimentazione: lesioni del nucleo laterale dell’ipotalamo. Possono essere fattori predisponenti ad un alterato senso di sazietà patologie di natura endocrina o metabolica come: insulinoma, ipopituarismo, ipercorticosurrenalismo.
- Disfunzioni metaboliche a carico di neurotrasmettitori e/o peptidi intestinali.
In sintesi cosa deve mangiare il cane in quarantena?
In virtù di quanto detto finora bisognerà innanzitutto capire quanto sono cambiate le abitudini del nostro cane in questo periodo di restrizione sociale.
In base a questa riflessione sarà necessario agire di conseguenza diminuendo leggermente la razione alimentare se l’attività fisica è significativamente alterata o lasciare tutto com’era prima di questo periodo.
È possibile cambiare marchio di crocchette?
In questo periodo le restrizioni di spostamento e la limitata interazione sociale stanno cambiando radicalmente le nostre abitudini. Per questo motivo siamo costretti a “scendere a compromessi” con i nostri vizi, i nostri orientamenti e le nostre preferenze.
Lo stesso vale per i nostri cani che, se necessario, dovranno abituarsi a mangiare crocchette o cibi umidi di altri marchi e di altri gusti (se i loro preferiti non sono facilmente acquistabili).
Il consiglio è non aspettare fino all’ultimo minuto e cambiare gradualmente l’alimento, magari somministrando la mattina le solite crocchette (fino ad esaurimento) e la sera le nuove. Questo abituerà il nostro cane al nuovo gusto ed eviterà ripercussioni gastro-enteriche.
…tornando ai problemi di spazio
A volte focalizziamo troppo l’attenzione sulla nostra vita e sulle nostre abitudini traslando le nostre esigenze ai nostri animali domestici.
La quarantena ha di certo stravolto le nostro vite, ma non è il caso di pensare, invece, che quella del nostro cane non è cambiata di molto? Fermiamoci un attimo a riflettere e facciamo i conti con la realtà: