I gatti sono animali pieni di fascino e mistero e spesso capita di scorgere nella colorazione del pelo di esemplari tigrati, la lettera M, precisamente sulla fronte, sopra gli occhi. Ma perché la M dei gatti interessa l'uomo sin dall'antichità? Come si forma? Indica qualcosa?
Rispondiamo a tutte queste domande, partendo dalle leggende che in passato si sono sviluppate intorno all’argomento, quando l’uomo non era ancora in grado di darvi spiegazioni scientifiche, ed in particolare, genetiche.
Le leggende su cosa sia la M dei gatti
Immaginiamo di essere uomini del Medioevo, che riconoscono questo misterioso simbolo sulla testa di alcuni felini: la M sulla fronte dei gatti. Non tutti i gatti la presentano, per questo deve esserci una spiegazione.
Così, senza l’ausilio della genetica, che ha aiutato l’uomo a spiegare tanti fenomeni, come quello del gatto tartarugato che è maggiormente femmina, si sono sviluppate leggende a riguardo, principalmente di origine religiosa, di grande dolcezza nei confronti dei mici:
- la leggenda della Vergine Maria;
- la leggenda di Maometto.
Non ci sono prove che accertino la veridicità di queste storie, ma altrimenti che leggende sarebbero? Andiamole a scoprire di seguito!
La leggenda Cristiana per la M sulla fronte dei gatti
La prima leggenda che andiamo a raccontare riguardo la M dei gatti ha due versioni: entrambe narrano della notte di Natale, quando a Betlemme il Bambin Gesù nacque in una mangiatoia all’interno di una grotta.
La leggenda narra che quella notte il Bambinello non riuscisse a prender sonno. Così la Vergine Maria si rivolse agli animali attorno a sé, chiedendo loro aiuto per conciliare il sonno del piccolo.
Molti degli animali presenti non erano adatti a questo tipo di compito: un gallo non avrebbe certo favorito il riposo di un neonato, né tantomeno una pecora, un lupo, o un topolino.
Tuttavia, un gatto si fece avanti e si accoccolò di fianco al piccolo Gesù, aiutandolo a prender sonno grazie alle sue fusa. In segno di riconoscenza, la Vergine Maria finalmente sollevata, chiese a Dio una ricompensa per il gattino.
Così il Signore lasciò sulla fronte del gatto l’iniziale del nome della Madonna, una M, che si sarebbe tramandata poi a tutta la sua discendenza, caratterizzando così tutti i gattini tigrati.
Si narra anche, in una versione differente di questa leggenda, che quella notte insieme alla Vergine Maria, anche una micetta diede alla luce dei cuccioli, con i quali poi, si recò alla mangiatoia a adorare il Bambinello.
Colpita dalla tenerezza della famiglia felina, Maria diede quindi una carezza sulla fronte della micetta, lasciandole incisa nelle trame del pelo, l’iniziale del suo nome.
La leggenda Islamica per la M dei gatti
Anche la cultura Islamica ha prodotto una leggenda che spiega l’origine della M sulla fronte dei gatti: essa narra che il Profeta Maometto, che amava particolarmente i felini, aveva una gattina di nome Muezza.
Un giorno, nel deserto, la micia liberò il Profeta dall’attacco di un serpente velenoso, salvandogli di fatto la vita.
In segno di riconoscenza, quindi, Maometto le impresse l’iniziale del proprio nome sulla fronte, che si è poi tramandato alla sua discendenza, arrivando fino ai nostri gatti tigrati.
La spiegazione scientifica
Sebbene tali leggende siano molto romantiche e di grande impatto spirituale, la scienza, ed in particolare la genetica, ha successivamente appurato l’origine della M sulla fronte dei gatti.
Essa, infatti, risulta essere una caratteristica distintiva di gatti dal manto tigrato, di varie razze:
- il gatto Abissino, originario dell’antico Egitto ed il gatto Somalo, che è un Abissino a pelo lungo;
- il gatto del Bengala;
- gli esemplari dal manto tigrato di gatto Europeo (anch’esso nativo dell’Egitto!);
- gli esemplari dal manto tigrato di gatto comune.
Sembra quindi che la misteriosa M di Micio sulla fronte di alcuni gatti, sia semplicemente una caratteristica del pattern di colorazione del pelo tigrato, una mera particolarità cromatica.
Nonostante ciò, i gatti riescono sempre a sorprenderci con il loro fascino e l’alone di mistero che portano con sé, col loro passo felpato ed i loro movimenti sinuosi.