Capita spesso di leggere annunci di adozioni di cani e gatti nati e cresciuti nel centro-sud Italia e adottabili solo al centro-nord.
Ma perché? In questo articolo analizzeremo un fenomeno che ancora oggi accentua le differenze della nostra Penisola: il randagismo.
La maggior parte dei casi comprende animali presenti nelle regioni centrali e meridionali d'Italia che i volontari delle associazioni animaliste intendono trasferire presso i luoghi del Settentrione.
Ciò in teoria con la speranza di salvarli da un'esistenza triste e pericolosa in canili abusivi e trasandati. Ma c'è molto di più.
Adottare un animale domestico al Nord e al Sud Italia
In numerose regioni del centro sud del Belpaese, esistono purtroppo canili lager e indecenti e il fenomeno del randagismo è completamente fuori controllo.
Regioni in cui vi è ancora una scarsa o assente tutela nei confronti degli animali da parte delle istituzioni.
Tra i tanti annunci di adozione che girano in rete, in particolare in pagine o gruppi ad essi dedicati, nella maggior parte dei casi si tratta di animali che si trovano nel Meridione o che sono stati già trasferiti al Nord.
"Si adotta solo al centro-nord"
Ma perché gli appelli precisano che cani e gatti sono adottabili solo al centro-nord, constringendoli a lunghi e faticosi viaggi - le cosiddette "staffette" - verso una destinazione sconosciuta piuttosto che restare in loco?
E continua:
"Non si adotta in regioni con alto tasso di randagismo"
Un'altra frase comune negli appelli di adozione è anche quella che afferma che non è possibile adottare in regioni in cui il randagismo è assai presente.
Affermazione discutibile poiché, sebbene il sud sia noto per il triste fenomeno del randagismo non significa che non ci siano famiglie pronte ad adozioni consapevoli e che non abbandonino in strada gli animali appena adottati.
Più consapevolezza al sud?
Grazie all'impegno dei volontari di canili e rifugi del Meridione, tale fenomeno sembra diminuire, facendo attenuare la differenza tra nord e sud del Belpaese.
Questo viene reso possibile favorendo le adozioni responsabili grazie, ad esempio, a percorsi di adozione tra adottante e animale con valutazione dell'eventuale compatabilità, la disponibilità degli operatori in caso di problemi con il cane o gatto adottato.
Da Sud a Nord, dovremmo tutti fare uno sforzo per collaborare e perché vi sia davvero un cambio culturale.
La questione economica
Sebbene contribuire ad alcune spese indica un reale interesse per l'animale che si è scelto di accogliere in casa, bisogna tenere in mente delle regole da rispettare.
- Adottare un cane da un canile locale è un gesto ammirevole che comporta costi nulli o davvero irrisori. L'animale verrà consegnato provvisto di tutto il necessario (libretto vaccinale, scheda sanitaria e spesso viene anche sterilizzato).
- Al contrario, per le adozioni di animali al di fuori della propria regione, accade che si vengono a creare i presupposti per delle richieste più o meno esplicite di denaro, spesso senza regolari ricevute (costi di trasporto ma anche spese di stalli, vaccinazioni, sterilizzazioni, cure mediche, persino guinzagli o trasportini).
Un giro di denaro che alimenta un sistema illecito di profitti derivanti da attività di ricoveri a pagamento e quindi pensioni abusive spacciate per volontariato.
Come migliorare la situazione?
Solo l'impegno collettivo, la formazione e l'informazione sul proprio territorio riguardo le adozioni responsabili potranno cambiare le cose.
- Le varie associazioni e i singoli dovrebbero dare una svolta alla gestione di tali strutture e promuovere adeguatamente gli animali in cerca di casa.
- D'altra parte, le istituzioni dovrebbero sostenere adeguatamente le associazioni animaliste oneste e serie finalizzate al benessere di animali e futuri adottanti.
- Chi vive nel Settentrione, dovrebbe mettere da parte i pregiudizi e informarsi di più sugli annunci di adozione: oltre a foto e video dell'animale che si intende adottare, occorre «richiedere sempre, in caso vengano richiesti rimborsi economici, che vengano forniti documentati giustificativi delle spese», conclude Colonna.