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Cane steso nell'erba

La radioterapia del cane come soluzione al tumore.

© Pixabay

In cosa consiste la radioterapia del cane?

Di Giuseppe Terlizzi Medico Veterinario

aggiornato il

La radioterapia del cane è un approccio forte per le neoplasie. La scelta di questo approccio terapico deve essere effettuato con cognizione di causa.

La salute e il benessere di un essere vivente sono forse tra i più democratici concetti esistenti al mondo. Delle volte, però, per garantirli, la radioterapia del cane risulta necessaria.

I meccanismi biologici che portano all’insorgenza di un tumore sono uguali per tutti e si muovono secondo le dinamiche del caso.

Radioterapia: tra farmacologia e forza di volontà 

Battaglie contro questa malattia sono all’ordine del giorno assumendo nomi e scrivendo storie diverse.

È il caso di Matilda, adorabile cagnolina di Fedez e Chiara Ferragni, che proprio in questi giorni ha iniziato un percorso radioterapico che ci si augura vada nel migliore dei modi. 

Cos’è la radioterapia? 

L’impiego di radiazioni ionizzanti si basa sul principio fisico secondo cui i Raggi X sono capaci di provocare danni irreparabili al DNA cellulare, sia in modo diretto che indiretto, attraverso la formazione di radicali liberi, senza nel contempo causare danni eccessivi ai tessuti normali circostanti.

Paul Ehrlich, microbiologo e immunologo tedesco, affermava che la chemioterapia utilizzava dei veri e propri “proiettili magici”.

L’impiego di elementi tossici per i tessuti biologici orientati selettivamente nei confronti delle cellule malate è, a volte, l’unica soluzione per portare a guarigione un paziente.  

Approcci radioterapici nel cane 

In linea generale, scopo del radioterapista è quello di erogare la massima dose efficace al tessuto neoplastico causando effetti tardivi (si esplicitano a distanza di settimane) per riportare lentamente a guarigione il nostro amico a quattro zampe.

 Per raggiungere questo obiettivo si possono scegliere approcci differenti e tecniche specifiche: 

  • Teleterapia: utilizzo di una sorgente esterna di radiazioni a bassa energia (ortovoltaggio) o ad alta energia (cobalto, acceleratori lineari). 
  • L’impianto interstiziale di radioisotopi (elementi radioattivi) che agiscono localmente per annientare la replicazione neoplastica.
  • Iniezione sistemica o intracavitaria di soluzioni radioterapiche ad impatto tossico selettivo sulle cellule tumorali.

Ciascun sistema ha pregi e difetti che vanno presi in considerazione.

Molto importante è anche la scelta del tempo e del modo di somministrazione del trattamento radiante, che deve tener conto sia della possibilità del controllo locale che dell’eventuale disseminazione metastatica del tumore. 

Per ogni storia clinica una terapia precisa

Quando ci si appresta alla cura di una neoplasia occorre sempre considerare due fattori di uguale importanza: 

  • controllo locale della neoplasia;
  • controllo della disseminazione metastatica.

Per il primo sono generalmente proponibili diverse opzioni: chirurgia, radioterapia o la combinazione delle due. La chemioterapia (somministrazione farmacologica di antitumorali) rappresenta invece l’unica soluzione possibile per la prevenzione delle metastasi.

Prima di decidere per quale delle scelte optare vanno inoltre considerati altri fattori: 

  • probabilità di controllo locale del tumore;
  • esito funzionale post-trattamento;
  • esito estetico probabile;
  • potenziale salvataggio;
  • altri fattori del paziente (malattie concomitanti);
  • costi.

Se la localizzazione anatomica e l’estensione del tumore lo consentono, la chirurgia resta il trattamento d’elezione, in grado spesso di garantire un buon controllo locale, una buona funzionalità residua e frequentemente anche un buon risultato estetico. 

Terapie complementari: l’unione fa la forza 

La radioterapia è spesso impiegata in associazione alla chirurgia come neoadiuvante, intraoperatoria o adiuvante con l’obbiettivo di ridurre la massa tumorale prima dell’asportazione.

In associazione alla terapia radiante si possono inoltre utilizzare farmaci ad effetto radiosensibilizzante (temozolomide), radioprotettivo o immunostimolante, anche se questa pratica è ancora poco diffusa.

Infine, nel caso di tumori inoperabili, la radioterapia viene utilizzata a scopo palliativo per la sua capacità di controllare il dolore causato dalla neoplasia consentendo una buona qualità di vita all’animale per alcuni mesi. 

Quali sono gli effetti collaterali della radioterapia?

A seconda del tipo di trattamento si possono verificare effetti collaterali (acuti o tardivi), causati dal danno ai tessuti sani circostanti il tumore.

Tali effetti collaterali sono più comuni nei pazienti sottoposti a protocolli curativi, in cui la dose somministrata è superiore a quella utilizzata nei protocolli a carattere palliativo (limita il dolore nell’ultimo periodo di vita) come in caso di glioama al cervello in stato avanzato di sviluppo. 

Gli effetti collaterali più comuni dei cani post radioterapia sono a carico della cute o delle mucose, sono autolimitanti e possono essere trattati in modo efficace con terapia sintomatica.

Più rari, ma comunque ipotizzabili, sono le risposte gastroenteriche con vomito o diarrea. Anche in questo caso utile sarà un approccio sintomatico con la somministrazione di antiemetici (per controllare il vomito) e trattamento per una probabile dissenteria.  

Primum non nocere: per prima cosa non nuocere 

Uno dei mantra della medicina è proprio questo: per prima cosa non arrecare danno al paziente.

Certo è che nel momento in cui si lavora con elementi tossici un minimo di effetti collaterali si deve calcolare e prendere in considerazione.

Per raggiungere questo obiettivo occorre tenere in considerazione la cosiddetta regola delle 4 R:  

  1. Riparazione: ripartizione omogenea dei danni alle cellule sane;
  2. Ridistribuzione: la riorganizzazione cellulare tra un ciclo radioterapico e il successivo;
  3. Ripopolazione: replicazione delle cellule (tumorali e non) danneggiate dal trattamento;
  4. Riossigenazione: il monitoraggio dello stress ossidativo cellulare.

Valutando con oculatezza questi parametri si possono stabilire i corretti principi di trattamento:

  • modalità di frazionamento;
  • durata della terapia;
  • dose totale di impiego. 

Dove e come fare radioterapia e chemioterapia nei cani?

Bisogna naturalmente affidarsi al proprio veterinario. In Italia esistono numerosi centri di eccellenza come (ad esempio) dei centri specialistici di radioterapia cani a Cremona o centri oncologici a Bologna, Milano, Roma e Napoli.

Il trattamento viene effettuato in sedazione o anestesia generale, non causa dolore, dura pochi minuti e viene suddiviso in diverse sedute.

Costo della radioterapia: speranze e sensibilizzazione mediatica 

Economicamente parlando questo trattamento dipende dalla durata del ciclo della radioterapia per cani, dalle sedute e dagli eventuali trattamenti concomitanti (come la chirurgia).

Stesso discorso vale per le possibilità di successo della terapia nei confronti del cancro, devono essere considerate troppe variabili per poter stilare una percentuale.

Ogni caso clinico è da valutare e chi ha fatto la radioterapia al cane lo sa.

Negli ultimi anni la sensibilità a queste tematiche è sempre crescente grazie anche alla formazione di associazioni mirate al benessere animale e alle storie che vengono raccontate sui social.

Si spera che l’interesse in questo campo sia sempre maggiore grazie anche alla diffusione mediatica di influencer come Chiara Ferragni e Fedez che, come stanno facendo, sensibilizzano al problema e allo stesso tempo cercano il supporto emotivo dei propri follower per vincere questa lotta insieme alla propria cagnolina.

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1 commento

  • Alex31
    Alex31
    Una clinica dove si po fare radioterapia per un cane che ce la tumore a naso mastocitoma, piu vicino di massa carrara toscana, grazie
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