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gatti randagi per strada

Salvano centinaia di animali erranti, ma chi ci pensa a loro?

© Oxana Oliferovskaya / Shutterstock

«La mia vita è diventata un incubo»: l'altra faccia del volontariato

Di Grazia Fontana Country Manager

Pubblicato il

La vita dei volontari non è sempre semplice: salvare un animale significa spesso un carico di spese, responsabilità e problemi. Eppure non si tirano indietro.

Amare gli animali significa anche far di tutto per far si che tutti i quattro zampe abbiano un tetto sopra la testa, ciotole piene e cure garantite. Ma se da un lato in Olanda sono riusciti ad eliminare completamente il randagismo tramite regole precise sulla sterilizzazione, in Italia siamo lontani mille anni luce da questo obiettivo.

Complice anche la mentalità nostrana, che vede la sterilizzazione di cani e gatti come una cosa "contro natura", il Belpaese registra cifre esorbitanti legate al randagismo, specialmente nelle regioni del centro-sud, in cui il fenomeno è più diffuso.

Randagismo, un "problema" meridionale?

Girovagando dal nord al sud dello stivale, la situazione appare evidente: il randagismo è un fenomeno maggiormente diffuso nel centro sud e, se per i cani ci sono diverse associazioni che si occupano del loro salvataggio (anche se restano numerosi comunque i quattro zampe per strada), la situazione per i gatti è ben peggiore:

«Qui c’è il pensiero comune che il gatto è un animale che sa sopravvivere da solo invece non è così. Il gatto viene associato ad un ratto e tutti sono indifferenti. Tanto che non arrivano neanche a sei mesi».

Toccante è il racconto di Roberta (nome di fantasia), originaria di Macerata, ma trasferitasi per amore a Crotone, in Calabria, quella stessa Calabria che quando viene sentita dagli adottanti come regione di provenienza dell'animale, il 70% delle volte ferma tutte le porte, come ci racconta Eugenia, un'altra volontaria del sud, la cui vita «è diventata un incubo», come ha dichiarato ai microfoni di Wamiz.

Roberta, però, dopo il suo trasloco, ha visto con i propri occhi due mondi diversi all'interno dello stesso paese: «Stare qua è una sofferenza, una valle di lacrime. La differenza tra il nord e il sud è abissale: qui (a Crotone, ndr) siamo ancora negli anni 90, non c’è una struttura. A Macerata fanno sterilizzazioni ogni giorno, invece qui ci sono solo due dottoresse».

Ed è proprio la sterilizzazione il problema principale: se non si attuano sterilizzazioni di massa, i poveri gattini per le strade tenderanno ad aumentare sempre di più, finendo poi vittime di chissà quale incidente o carnefice. Ma chi si occupa di questi interventi? Dovrebbe occuparsene l'ASP locale, ma c'è chi non si fida e preferisce fare tutto a pagamento, come Elvira (nome di fantasia), volontaria a Catania, e chi invece denuncia la totale inefficienza della strategia messa in atto. Ma non c'è strategia che regge se, alla base, non ci sono i materiali di cui i medici hanno bisogno o anche un "semplice" ambulatorio.

«Non mi fido dell'ASP, io sterilizzo tutte le gatte a pagamento. I gatti o te li danno cuciti male o si svegliano dopo 4-5 ore, mentre la mia veterinaria utilizza l'anestesia gassosa, che è più leggera».

ElviraVolontaria a Catania

L'appello alle istituzioni

Eppure le volontarie in giro per il sud Italia hanno cercato di far cambiare le cose: «Cerchiamo di avere approcci con il sindaco, di richiedere uno di quei tanti garage sequestrati per accogliere i nostri gattini e metterli al sicuro», ci ha raccontato Elisa, volontaria a Crotone, seguita da Nunzia, che conferma quanto il loro impegno vada spesso a vuoto:

«Abbiamo ricevuto solo pacche sulla spalla: "siete bravi, siete eroi..."».

Certo è che i Comuni si ritrovano a dover gestire centinaia di richieste di aiuto giorno dopo giorno e neanche per loro la situazione deve essere semplice da tenere sotto controllo. E chi può aiutare le volontarie, dunque, che spesso si ritrovano a dover pagare tutto dalle proprie tasche? Alcuni veterinari di cliniche private permettono delle cure gratuite in caso di emergenze, ma non è sempre e ovunque così e le istituzioni restano latenti. Basterebbe anche un piccolo aiuto con cibo e antiparassitari e invece nulla.

Il grido delle volontarie del sud è unico: c'è bisogno di aiuto. Aiuto per i nostri poveri animali costretti a una vita di stenti per strada. Aiuto per loro stesse, ridotte all'osso in tempo, denaro, forza fisica e (soprattutto) mentale. Aiuto per cambiare una mentalità locale che porta a minacce, a mettere veleni nelle ciotole, ad accusare le "gattare" della presenza di pulci in giro e, in particolar modo, c'è bisogno di aiuto per cambiare una mentalità che pensa ancora nel 2023 che la sterilizzazione sia contro natura e che non possa, in realtà, salvare delle vite. «L'empatia non esiste più», ha detto Roberta ai microfoni di Wamiz. Come darle torto.

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